Il Governo si è dimesso

Proporzionale e federazione dei Repubblicani

La grande partecipazione di popolo al referendum costituzionale ha dato un segnale chiaro ed inequivocabile sulla volontà degli italiani di bocciare la riforma del governo, tanto che il presidente del Consiglio, con le sue dimissioni, è stato costretto a prenderne atto. Nel complesso il Paese ha offerto una prova di maturità democratica di cui possiamo essere orgogliosi. Che poi da questo momento si apra un processo politico istituzionale particolarmente difficile e complicato era in qualche modo scontato. Confidiamo nella saggezza del Capo dello Stato e nella responsabilità delle principali forze politiche per riuscire ad avere una soluzione ordinata della crisi. E’ plausibile che il voto referendario abbia posto termine alla legislatura. Ammesso che si possa formare un nuovo governo avrebbe del miracoloso riuscire a far fronte agli impegni economici richiesti dalla Commissione europea, infatti già si paventa di esercizio provvisorio. E’ però necessario uno sforzo per realizzare almeno una nuova legge elettorale, visto che quella varata dalle Camere, non prevede il voto al Senato e quella con cui è stato eletto l’attuale Parlamento, è stata giudicata incostituzionale. Solo una legge elettorale proporzionale, sarebbe in grado di rispettare pienamente la Costituzione vigente, che presume la formazione del governo in Parlamento, e districarsi dalle contraddizioni politiche che hanno caratterizzato il sistema maggioritario. Un sistema che ha saputo dimostrarsi efficace in una sola delle sei legislature che si sono succedute da quando è stato adottato. I risultati di stabilità che aveva promesso, sono falliti clamorosamente sarebbe inutile farsi ulteriori illusioni. Un ritorno al proporzionale offrirebbe una soluzione ordinata alla crisi politica del Paese e consentirebbe al Pri di rilanciare la proposta di una federazione dei repubblicani rivolta a tutti coloro che vogliono difendere l’ancoraggio ai valori ed ai principi di democrazia europea che hanno caratterizzato la nostra vicenda politica dalla seconda metà dell’800 a oggi.

Roma, 5 dicembre 2016